“Come si fa a riconoscere un falso professionista, un soggetto che si improvvisa esperto di comunicazione?”: è questa la domanda che mi è stata rivolta pochi giorni fa, in occasione di un business meeting informale, da un consulente di direzione aziendale, dopo aver letto qualche scritto su PressWeb. La prima regola consiste nel ricorrere al buon senso, prestando attenzione a ciò che il presunto comunicatore dice e/o scrive. Le contraddizioni, quando ci sono, non tarderanno a venire alla luce. Facciamo un esempio (reale). Nell’area lombarda, c’è un soggetto che, da qualche anno e nell’ambito dell’attività supplementare che tenta di svolgere al di fuori del suo vero lavoro (si occupa di telemarketing b-to-b), sbandiera ovunque solide competenze nei settori delle public relations e, che fantasia, del giornalismo. Tutto ciò, agli occhi di chi ben conosce tale soggetto, non può che risultare strano e curioso: le poche volte che ha elaborato un comunicato stampa da inviare sia alla classica mailing list di testate cartacee che a un cospicuo gruppo di realtà di informazione on line (portali, blog, etc.), quanto scritto è quasi sempre stato “arricchito” (per non dire sempre…) da un errato uso della punteggiatura (…i punti e le virgole, questi sconosciuti…), da errori da battitura e, of course, da veri e propri strafalcioni. Dice di occuparsi di giornalismo, bene… peccato che il soggetto in questione non abbia mai né scritto e né pubblicato un solo articolo in vita sua: fare telemarketing presso una casa editrice non significa “fare giornalismo”, significa solo ed esclusivamente “fare telemarketing”. Eppure, l’eccelso soggetto in questione si presenta sempre come un attivo operatore della comunicazione e propone ovunque i servizi dell’agenzia che dice di coordinare e di aver creato personalmente. Ma c’è dell’altro… Un vero e navigato comunicatore è capace anche di fare public speaking, di illustrare a una qualsiasi platea (composta da uomini d’affari e da giornalisti, per esempio) un discorso efficace, di senso compiuto e orientato a trasmettere un senso di concretezza, utilità e autorevolezza. Meglio stendere un velo pietoso su ciò che tale protagonista è stato capace di fare nelle rare occasioni in cui ha preso la parola davanti a una platea: idee poche e confuse, qualche immancabile gaffe, saltando di palo in frasca e non mettendo nel doveroso risalto il plus, il valore aggiunto delle informazioni da comunicare. Va da sé che la presenza reiterata di tali carenze non può passare totalmente inosservata: a volte, è davvero sufficiente utilizzare il buon senso comune per evidenziare gli aspetti gravementi carenti di un soggetto pseudoesperto di comunicazione. Anzi, nel caso illustrato, di un meraviglioso esperto di aria fritta…
Marco Mancinelli
PressWeb Editor
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