Il Manifesto dei Giornalisti Freelance

febbraio 3, 2015
Il Manifesto dei Giornalisti Freelance

Il Manifesto dei Giornalisti Freelance

Contrariamente a quanto (ancora) molti lettori sembrano pensare, una quantità estremamente cospicua degli articoli pubblicati su quotidiani, periodici e giornali on line è il frutto del lavoro di giornalisti freelance: si tratta di professionisti dell’informazione, quasi sempre iscritti all’albo dei giornalisti, non contrattualizzati e che vengono pagati “a pezzo“.
Guidati dalla passione per il proprio lavoro, i freelance prestano la propria collaborazione nei modi più svariati: interviste, articoli di analisi, di cronaca e, qualche volta, di commento, per non parlare di vere e proprie inchieste anche particolarmente impegnative ed elaborate.
Le scarse (per non dire inesistenti) tutele e la frequente bassa retribuzione di cui “gode” la stragrande maggioranza dei giornalisti freelance sono una innegabile realtà: chiunque operi nel settore dell’informazione non può che esserne al corrente, editori compresi.
Nella galassia dei freelance, non mancano gravi esempi di articoli pagati anche soltanto pochissimi euro e ciò avviene alla faccia di ogni minimo senso del decoro da parte di non pochi editori committenti.
Da qualche anno, si parla sempre più insistentemente dell’applicazione concreta del cosiddetto “equo compenso“, ma senza che ciò abbia portato a novità di rilievo: a tale proposito, la relativa legge langue sconsolata e ciò grazie anche alla sostanziale immobilità (per non dire insensibilità…) dimostrata dalle istituzioni.
In questo scenario non propriamente entusiasmante, un numero crescente di giornalisti freelance tenta, nei modi più diversi, di farsi sentire per portare avanti le proprie ragioni.
In particolare, è giusto segnalare il “Manifesto dei Giornalisti Freelance”, un documento ideato e diffuso on line da un gruppo Facebook composto da giornalisti freelance.
L’obiettivo del “Manifesto dei Giornalisti Freelance” consiste, come dichiarato dai propri ideatori, nel “discutere di come migliorare la nostra condizione lavorativa, la qualità del nostro giornalismo e della nostra vita“.
Il nome del gruppo presente su Facebook è Italian Freelance Journalists UNITED e i contenuti del “Manifesto dei Giornalisti Freelance” sono i seguenti:
  1. Siamo giornalisti freelance e orgogliosi di esserlo: free come in free speech, non come in free beer.
  2. Siamo uno dei pilastri del mondo dell’informazione attuale e ancor più del suo futuro, anche se il nostro lavoro non sempre è riconosciuto per quello che è: un misto di competenze, esperienza, contatti, flessibilità, innovazione, capacità di organizzazione.
  3. Il nostro lavoro è una risorsa per tutti: per questo va pagato. Bene. E nei tempi previsti dalla legge.
  4. I nostri articoli non devono essere stravolti nel contenuto, titolo e contesto in cui sono presentati.
  5. Siamo liberi professionisti. L’esclusiva? Va pagata.
  6. Siamo collaboratori esterni delle redazioni: la disponibilità quotidiana e la reattività immediata sono un di più che vanno negoziati. Ma abbiamo anche il diritto a essere informati per tempo di decisioni redazionali che possano avere un impatto sul nostro lavoro.
  7. Se ci chiedete proposte, idee, progetti, siete liberi di non sceglierli, ma ci aspettiamo una risposta in tempi ragionevoli.
  8. I lavori commissionati, consegnati e corrispondenti a quanto richiesto vanno pagati anche se per vostri motivi decidete di non pubblicarli. E vogliamo sapere in anticipo il compenso di un lavoro.
  9. Abbiamo diritto al rimborso delle trasferte. E a una copertura legale da parte delle testate per cui lavoriamo.
  10. Abbiamo diritto a ferie, malattia, maternità, pensione: purtroppo oggi questi diritti per noi, come per molti altri lavoratori freelance, sono una chimera. Vogliamo impegnarci perché non sia più così.
Lo stesso documento è riportato in un apposito blog:
“Per un manifesto dei giornalisti freelance. Free, come in free speech”
http://freelance.noblogs.org/
Insomma, non c’è dubbio che il settore dell’editoria abbia comunque subito il contraccolpo della crisi economica degli ultimi anni, ma, di fatto, non è comunque né giusto e né accettabile agire sui costi riservando a molti freelance, fin troppo spesso in certe realtà giornalistiche, un trattamento all’insegna dello sfruttamento: significa applicare pesi e misure diversi sul versante della retribuzione e delle tutele.

Marco Mancinelli
PressWeb Editor
pressweb@teletu.it