Piazza Tien An Men, 20 anni dopo

giugno 4, 2009
Piazza Tien An Men

Sono passati 20 anni esatti da quel 4 Giugno 1989, giorno in cui, a Pechino, la pacifica manifestazione di protesta degli studenti cinesi venne repressa brutalmente nel sangue.
Cosa chiedevano gli studenti?
Chiedevano riforme di stampo democratico, garanzie per la libertà d’espressione e rispetto per i diritti civili.
Un numero imprecisato di essi venne massacrato sul luogo stesso della manifestazione, in Piazza Tien An Men.
Al tempo, frequentavo l’università (per fortuna, in Italia) e ricordo con molta chiarezza quanto ero disgustato al solo pensiero che, in un’altra parte del mondo, miei coetanei erano sottoposti a una tale e vigliacca brutalità.
Oggi come allora, reputo più che sacrosanto il diritto di ogni essere umano a essere libero, a vivere in uno Stato di diritto degno di questo nome, in cui la legalità e le garanzie democratiche siano sempre presenti e rispettate.
A distanza di 20 anni, ancora non è stato reso pubblico né il numero delle vittime (migliaia) di quella infame repressione e né il numero delle persone che, ancora oggi, sono detenute in carcere, sottoposte ad angherie e a processi di “rieducazione ideologica”.
Ricordo ancora, inoltre, alcune insane reazioni di alcuni “personaggi” (chiamiamoli così) che frequentavano le varie facoltà del mio vecchio ateneo.

Alcuni studenti di sinistra si diedero un gran da fare nel preparare e nell’affiggere manifesti in cui davano la colpa della strage non al dittatoriale governo cinese in quanto tale, ma, roba da matti, al fatto che l’allora primo ministro cinese Deng si era adoperato per introdurre qualche (timida) riforma di apertura al libero mercato: secondo quei buontemponi dei miei ex colleghi di studi, quindi, gli studenti cinesi stavano manifestando contro tali riforme e non contro il regime antidemocratico!

Alcuni studenti di destra o, comunque, non di sinistra, invece, si adoperarono in gran fretta per ribadire che la colpa di quanto accaduto era comunque riconducibile moralmente anche a chi votava a sinistra nel nostro Paese, come se ogni italiano di area politica non di destra o non di centro-destra avesse goduto nel vedere i carri armati andare contro gli studenti in Piazza Tien An Men!
Quelle sconcertanti reazioni tenute e reiterate per diversi giorni da quegli studenti di “sinistra” e di “destra” nel mio vecchio ateneo mi fecero capire, una volta di più, che esistono diverse persone votate più alla banalità che non al normale buon senso e che, in virtù delle rispettive appartenenze politiche, più o meno inconsapevolmente, sputano, è il caso di dirlo, sputano su chi, invece, al di fuori di ogni etichettina politica, crede nei diritti civili, nel rispetto dei diritti umani, nella legalità e nella democrazia.
Chissà se, a distanza di 20 anni, quei “personaggi” hanno cambiato idea.
Brutta cosa fu anteporre, da parte di quei “personaggi”, in modo così scriteriato, ciò che votavano e ciò che non votavano al semplice, anzi, semplicissimo ragionamento: gli studenti della Tien An Men lottavano per i diritti, non per affermare chissà quale cromatismo ideologico.

 

“…Col mio cuore in quella piazza, tieni a mente Tien An Men…”

 

Marco Mancinelli
PressWeb Editor