Più serietà nel settore dei servizi non guasterebbe…

Non sono rare le occasioni di incontro in cui chi opera nel settore dei servizi (in particolare, comunicazione e marketing) si confronta con i propri colleghi in merito alle tendenze in atto, alle nuove esigenze professionali e via dicendo. Anche se, a volte, è pur vero che in occasioni di meeting e di seminari, non sono poi così pochi quegli operatori che tendono, in prevalenza, a “parlarsi addosso” piuttosto che a discutere fattivamente e a 360 gradi del proprio settore professionale, va comunque detto che si tratta di opportunità di incontro che, spesso, offrono delle interessanti panoramiche sui bisogni e sulle prospettive del settore MarCom (Marketing and Communication). Quali fattori emergono? Molti e tutti qualificati: l’importanza delle nuove tecnologie, l’esigenza di un approccio maggiormente culturale alla propria professione, la necessità di fare network per affrontare problematiche nuove e via dicendo. Certo, si tratta sempre di aspetti realmente importanti e non di dettagli da poco o marginali. Ma, cosa alquanto strana, mai o quasi mai che si faccia riferimento anche alla necessità di incoraggiare comportamenti seri e, allo stesso tempo, scoraggiare e, dunque, sfavorire comportamenti che di serio non hanno un bel nulla. Immagino già qualche collega che, intento a leggere queste righe, si chiederà: “Ma dove vuole andare a parare, quello di PressWeb?…”. Una volta tanto, al di là delle indubbie e variegate professionalità di alto livello presenti nel settore MarCom, sarebbe ora di puntare il dito verso quei comportamenti scorretti e/o inopportuni che ledono, è il caso di dirlo, sia l’immagine di chi opera seriamente nel settore, sia l’operatività di certe strutture e sia, a volte, l’efficacia di seri progetti di marketing o di comunicazione. Facciamo un po’ di esempi casuali (ma reali) e in ordine sparso… Durante un meeting tra comunicatori, una persona operante nel settore delle relazioni pubbliche (ufficio stampa per aziende ed eventi) ha dedicato circa metà del proprio intervento come speaker di turno a parlare male di un suo collega (un concorrente) non ritenuto all’altezza della professione di press office, adducendo motivazioni risultate alquanto incomprensibili a gran parte della platea, saltando “di palo in frasca” e non facendo capire un gran che. Se si hanno cose intelligenti da dire, è sempre bene dirle ed esporle in modo comprensibile (e, vista la mansione svolta, magari in modo professionale): possibile che personaggi simili trovino ancora spazio nel settore? Da tempo ormai immemore, un funzionario (contrattualmente impiegato come quadro e che coordina un team di persone) di una struttura camerale volta a predisporre servizi alle imprese persevera quasi costantemente nella sua assenza operativa e, quando si esprime, mostra frequentemente di avere un basso spessore a livello di competenze (insomma, idee poche e confuse); si esprime (oralmente e per iscritto) in un reiterato burocratese e, non di rado, passa il tempo a leggere il giornale in ufficio. Non a caso, diversi suoi colleghi, per definire il personaggio in questione, non trovano di meglio che ricorrere al termine “fancazzista” (come dar loro torto, considerato in che mani sono finiti?). Andiamo oltre… Durante la presentazione di un evento culturale, una persona sedicente esperta di comunicazione e di organizzazione di eventi ha esposto alla platea un discorso completamente “raffazzonato”, scarno in termini di contenuti e ben poco utile, in particolare, ai giornalisti presenti; inoltre, la persona in questione si è sentita anche molto “cool” nel definire il suo lavoro “un gioco”. Ora, va benissimo percepire il proprio lavoro anche come un aspetto gradevole (se c’è passione, è legittimo e automatico, ben venga), ma, visto l’immane disordine con il quale tale “fuoriclasse” ha impostato la comunicazione propria e dell’evento, sarebbe il caso che tornasse davvero a giochicchiare con trottole e cavallo a dondolo, altro che occuparsi di communication and event organization! Ulteriori esempi di come non si dovrebbe lavorare e di come non ci si dovrebbe comportare nel settore non mancano: aneddoti da raccontare ce ne sono a volontà, ma non è questo l’unico punto centrale della questione, c’è dell’altro. Oggi, all’interno del settore MarCom, considerando sia la giusta tendenza e sia la necessità di procedere verso approcci innovativi in termini di idee e di progetti, una maggiore serietà abbinata a una maggiore selezione da parte di strutture e di clienti del settore non guasterebbe di certo. Eppure, pare che ci sia ancora chi ritiene, consapevolmente o meno, di poter operare all’insegna dell’improvvisazione e del nulla.

 

Marco Mancinelli
PressWeb Editor
pressweb@teletu.it

 

 

2 Responses to Più serietà nel settore dei servizi non guasterebbe…

  1. Veronica ha detto:

    Credo che per questi “personaggi” (che purtroppo affollano copiosi il variegato mondo del MarCom) ci voglia un po’ meno boria e un po’ più cervello…..
    Ci rimani solo tu, oh baluardo della Comunicazione!!!! Resisti, fallo per i tuoi fan!

  2. Riccardo ha detto:

    Sono d’accordo con te. Soprattutto sulla necessità di debellare il fancazzismo e promuovere il fare network per sfruttare al meglio le opportunità aperte dalle nuove tecnologie. Tipico del fancazzista opporsi alla modernizzazione perché richiederebbe di aggiornarsi, girare, confrontarsi seriamente con gli altri in modo efficace e non salottiero.

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